Mai snaturare le proprie caratteristiche.

Thon era un bel ragazzone di 95 chili, con adipe al 60% distribuito su un’altezza di 1 metro e 52. La sua forma fisica era sicuramente consona al tipo di lavoro che si era scelto. Thon era un frenatore di treni. Anzi, aggiungerei un notevole frenatore di treni. Non come quell’invertito che aveva fatto tanto scalpore a Hollywood, ma un serio e onesto respingente umano. La sua tecnica non aveva nulla a che vedere con la tradizione, lui non si attaccava alle carrozze in corsa per frenarle con l’attrito delle scarpe, lui i vagoni li aspettava al varco, con i piedi ben ancorati alle traversine, a testa alta, con lo sguardo di sfida e il capace ventre pronto all’impatto. Thon non aveva grosse ambizioni di carriera, forse un giorno gli avrebbero affidato il rapido da Phoenix, ma lui non aveva fretta. La sera, dopo il lavoro, andava ad allenarsi al Dusty Bar, la locanda lontana 800 metri dal suo letto. Così facendo riusciva a mantenere costante il suo peso forma. Per lui quello era veramente importante, rimanere in forma.
Poi comparve Erta, la sarta, e furono subito guai. Lei era alta 1 metro e 59, e lo faceva pesare. Come faceva pesare il fatto che Thon pesasse così tanto in confronto ai suoi 60 chili. Si erano conosciuti per motivi di lavoro, Thon infatti era andato da lei per avere una nuova tuta da lavoro, perché l’ultimo merci aveva ridotto quella vecchia come uno straccio. Quello era stato l’inizio del calvario. Lei gli aveva fatto notare, in fase di misurazione, che il suo corpo assomigliava più a una betoniera, e lui purtroppo le aveva dato ascolto. Gli aveva pazientemente spiegato che non sarebbe stato facile vestire una betoniera, oltre al fatto che avrebbe incontrato enormi problemi nell’incartare la tuta, non disponendo di una cartiera. Thon le aveva creduto, e quella sera era tornato a casa molto triste. E, soprattutto, aveva saltato l’allenamento. E quello poteva essere pericoloso. Infatti la cosa aveva avuto delle brutte ripercussioni sul suo lavoro. Se ne era accorto quando il vagone di coda di un normale merci di 35 vagoni lo aveva impressionato oltre il lecito. Fino all’ultimo era rimasto indeciso poi, accortosi che il caposquadra lo stava osservando, si era slanciato e si era fatto un po’ male. Ma il treno si era fermato.
Thon continuava a non allenarsi. In compenso andava tutte le sere da Erta per farsi misurare. E lei non era cretina. Lo aveva cucinato al punto giusto e ora lo aveva in pugno. Forse lui si stava innamorando, ma lei lo aveva lavorato così bene che tempo pochi mesi se lo sarebbe sposato. Uno stipendio in più le faceva comodo, e in fin dei conti poter sfogare un poco, molto poco per la verità, di impulso erotico non le dispiaceva certo.
Ma Thon soffriva, e soprattutto deperiva. Non allenandosi aveva perso la sua forma, e così anche lui era costretto a correre dietro ai vagoni, poiché non poteva più permettersi l’impatto. In poche parole non si divertiva più come prima, e anche i suoi compagni se ne erano accorti.
Erta intanto, capendo che Thon non era soddisfatto, aveva deciso di allentare i cordoni della borsa, e una sera gli aveva permesso di baciarla su un alluce. Thon aveva perso la testa.
Era il primo alluce femminile nudo che vedeva, e ora non gli bastava più. Erta si era rinchiusa in un angolo e lo aveva supplicato, lo aveva supplicato di fermarsi, di aspettare, di aspettare il matrimonio. E Thon ci era caduto come una pera matura. Tre settimane dopo, con la nuova tuta indosso, il povero ragazzo aveva aspettato pazientemente Erta davanti all’ufficio del sindaco.
Ma lei non era venuta. Non era venuta perché aveva scoperto che Thon aveva perso il lavoro. E così ogni interesse nei suoi confronti era svanito. Questo lei aveva ricamato sulla porta dell’ufficio matrimoni.
Thon era distrutto. Senza lavoro, senza amore, senza fisico, senza soldi.
Gli rimaneva una sola cosa da fare, andare all’appuntamento con il rapido per Phoenix senza avvertire nessuno, neanche il treno.
E fu così che il buon Thon sfidò il rapido più veloce dell’Unione, uscendone pesto e logoro, ma soprattutto felice e alto 2 metri e 12.
Adesso aspetta il turno di Erta.
E lei non è per niente felice.