Giovedì 12 marzo. Il Governo ha deciso di chiudere tutte le attività per fronteggiare la pandemia (OMS docet).
E quindi tutti siamo invitati in modo ancor più stringente (l’idea di essere obbligati non mi suona bene) a non uscire dalla magione, se non per alcune necessità impellenti e irrinunciabili. Aldilà del fatto che ognuno di noi può avere una propria sensibilità in merito (mi riferisco all’individuo che è stato fermato e multato l’altra notte mentre si aggirava per Torino in cerca di amore prezzolato…), la cosa che più mi preoccupa oggi è il come tenere a freno i due giovani uomini di 18 e 19 anni (mio figlio e il figlio della mia compagna) senza dover far uso di catene e affini! Scherzo, ovviamente.
Sono già abbastanza grandi da poter capire la situazione. Ma, parliamoci chiaro, alla loro età non è semplice accettare l’idea di non poter incontrare amici e amiche. In più, la mancanza della scuola come impegno quotidiano non aiuta (anche se le lezioni a distanza possono essere un buon incentivo per far capir loro che non sono in vacanza…!). Detto questo, come sosteneva Galileo Galilei, dietro ogni problema c’è un’opportunità. Per cui, ben venga questo periodo di convivenza forzata. Se non altro, poterli frequentare, parlare, anche litigare se servirà, ci consentirà in un certo qual modo di tornare indietro nel tempo, di accorciare le distanze come quando erano più piccoli e quindi più propensi a stare ad ascoltare. E dall’altra parte, dovrò impegnarmi ancor di più per risultare ai loro occhi non un “genitore attempato” ma un “creatore di stimoli”. Credo che sarà divertente. Lo affermo oggi, vedremo cosa succederà in futuro. Alla prossima.